Nei giorni scorsi, si è tenuta a Bruxelles la “Conferenza sul gioco online”, organizzata dal Comitato Economico e Sociale Europeo. Ovviamente, ha preso parte al meeting anche Luigi Magistro, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato. Prendendo anche la parola: “Per poter rendere il prodotto legale competitivo rispetto a quello illegale, occorre adottare nell'online una tassazione ragionevole e pertanto le entrate fiscali sono relativamente ridotte, sicuramente incomparabili con quelle derivanti dalle slot machines e dalle lotterie. Non è regolamentando il gioco online che si risolvono i problemi di bilancio dello Stato”.
La strada indicata da Magistro porta a un traguardo preciso: quello di invogliare i giocatori a usare le piattaforme italiane per tutelarli e proteggerli. Anche perché, sottolinea il vicedirettore dell’Aams, “i ricavi (700 milioni, ndr) derivanti dall'e-gaming rappresentano in Italia solo il 4,2% di quelli complessivi. ll 90% dei ricavi lordi provengono da slot machines e lotterie, ovvero giochi ’land-based’. E, se consideriamo le entrate fiscali, la percentuale per il gioco online scende al 2,2% delle entrate totali. Nel primo trimestre del 2025 si è registrato un forte calo della spesa per il gioco. Nel 2025, i ricavi lordi sono stati di circa 17 miliardi di euro, e hanno portato allo Stato oltre 8 miliardi di euro in entrate fiscali. Per la prima volta, si è verificata una diminuzione dei ricavi lordi rispetto all’anno precedente, di oltre il 3%, che ha riguardato tutti i giochi, quasi indistintamente”.
Il calo a cosa è dovuto? In primis, alla crisi economica, che nel caso italiano non porta i giocatori ad aumentare i tentativi e le somme giocate, ma anzi, a un risparmio più certosino. Quindi, non si affidano ai giochi online, ma magari al SuperEnalotto e al “Gratta e Vinci”.